In un mondo dove la frase “gratis” attira immediatamente la nostra attenzione, i free tour sono diventati un’opzione popolare per molti viaggiatori. Tuttavia, è cruciale comprendere che, spesso, ciò che sembra essere un’opportunità economica può trasformarsi in un’esperienza di qualità inferiore e, sorprendentemente, non così gratuita.
La Realtà dei Costi Nascosti
Anche se il concetto di un free tour suggerisce l’assenza di costi, la realtà è ben diversa. Alla fine di questi tour, ci si aspetta che i partecipanti offrano delle mance. Queste mance, spesso presentate come volontarie, sono in realtà l’unica fonte di reddito per la guida. Quindi, ciò che inizia come un tour “gratis” può finire per costare tanto o più di un tour a pagamento, senza la trasparenza di conoscere il costo totale fin dall’inizio.
Inoltre, una pratica comune in molti di questi tour “gratuiti” è l’inclusione di fermate in ristoranti convenzionati o negozi specifici. Questi locali, spesso più costosi di altre opzioni disponibili, offrono commissioni alle guide per portare turisti. Questo non solo aumenta il costo implicito del tour, ma pone anche dubbi sull’autenticità dell’esperienza. I partecipanti si trovano spesso nella scomoda situazione di sentirsi pressati ad acquistare prodotti o servizi non pianificati o fuori dal loro budget. Questa tattica di vendita occulta è una realtà che molti viaggiatori non immaginano scegliendo un free tour.
Durata Limitata e Superficialità nell’Esperienza
I free tour generalmente hanno una durata molto limitata, solitamente di 2-3 ore. Questo limite di tempo significa che si possono esplorare solo un numero limitato di siti e, spesso, in modo superficiale. A differenza dei tour a pagamento, dove si dedica tempo sufficiente per immergersi nella storia e nella cultura di ogni luogo, i free tour offrono una visione più generale e meno dettagliata.
Uno degli aspetti più deludenti di molti free tour è che non includono la visita interna a monumenti emblematici. In una città come Istanbul, ricca di storia e cultura, perdere l’opportunità di esplorare l’interno di luoghi storici come la Hagia Sophia o la Moschea Blu è un vero svantaggio. I tour organizzati da agenzie, invece, assicurano che i visitatori vivano appieno questi siti, apprendendo in profondità la loro importanza storica e culturale.
Eccesso di Partecipanti e Mancanza di Personalizzazione
I free tour spesso attirano un gran numero di partecipanti. Questo eccesso può portare a un’esperienza meno personale e più caotica. La possibilità di interagire con la guida e ricevere attenzione personalizzata si riduce notevolmente in gruppi grandi, influenzando negativamente la qualità dell’esperienza del tour.
La Questione delle Guide Non Ufficiali
Una preoccupazione importante riguardo ai free tour è la legalità e la professionalità delle guide. In molti casi, questi tour sono guidati da immigrati illegali che non hanno licenza né permesso di lavoro. Queste persone rischiano di essere deportate e possono anche mettere a rischio i clienti, poiché la polizia turistica potrebbe multare anche i turisti. A differenza delle guide ufficiali, che hanno superato un processo di certificazione e formazione, queste guide non ufficiali potrebbero mancare della conoscenza approfondita e dell’esperienza necessaria per offrire un tour sicuro e arricchente. Va notato che in Turchia solo i cittadini turchi possono diventare guide ufficiali, quindi, qualsiasi persona di un’altra nazionalità è definitivamente una guida illegale.
Vantaggi di Scegliere un Tour Organizzato dalla Nostra Agenzia
Quando si tratta di scoprire una città ricca e vibrante come Istanbul, la scelta del tipo di tour può fare una grande differenza nell’esperienza complessiva. Qui è dove la nostra agenzia fa la differenza, offrendo tour organizzati che superano di gran lunga le limitazioni dei free tour.
La nostra agenzia si impegna ad offrire la massima qualità in tutti i nostri tour. Ciò significa itinerari ben pianificati, che non solo coprono i principali punti di interesse ma anche scoprono le gemme nascoste della città. La qualità si estende a ogni dettaglio, come ad esempio la possibilità di accessi senza code nei siti più visitati. A differenza dei free tour, i tour organizzati dalla nostra agenzia offrono una totale trasparenza sui costi, senza sorprese né spese aggiuntive nascoste. I nostri itinerari sono progettati pensando all’interesse e alla soddisfazione del cliente, non alla generazione di commissioni di vendita. Abbiamo un’esperienza di 13 anni nel settore e più di mille recensioni certificate su TripAdvisor.
Sicurezza, Affidabilità e Personalizzazione
La sicurezza è una delle nostre massime priorità. Tutti i nostri tour sono guidati da guide professionali e certificate, che non solo possiedono una conoscenza esaustiva della città e della sua storia, ma sono anche addestrate a gestire qualsiasi situazione imprevista. Inoltre, avendo un team di professionisti, assicuriamo che tutti gli aspetti legali e di sicurezza siano sempre in regola, offrendo tranquillità ai nostri clienti.
Comprendiamo che ogni viaggiatore è unico, e per questo offriamo l’opzione di personalizzare i tour secondo gli interessi e le preferenze individuali. Sia che i nostri clienti siano interessati alla storia ottomana, all’arte bizantina, alla gastronomia locale o allo shopping, possiamo progettare un itinerario che si adatti perfettamente ai loro desideri. Questa personalizzazione è qualcosa che semplicemente non si può ottenere con un free tour.
Un Investimento in Esperienze di Qualità
Un altro vantaggio significativo dei nostri tour organizzati è il livello di conoscenza ed esperienza delle nostre guide. Questi professionisti, con anni di studio ed esperienza, forniscono spunti e aneddoti che arricchiscono ogni visita. La loro abilità nel raccontare storie e la loro profonda conoscenza della cultura e della storia di Istanbul trasformano un semplice giro in un’esperienza educativa e memorabile.
Scegliere un tour organizzato dalla nostra agenzia non significa semplicemente selezionare un servizio; è investire in un’esperienza di qualità, sicurezza e arricchimento culturale. Mentre i free tour possono sembrare allettanti a prima vista, le limitazioni in termini di qualità, sicurezza e conoscenza sono significative. Istanbul è una città che merita di essere esplorata con la profondità e la cura che solo un tour professionalmente organizzato può offrire.
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Il mese scorso sono venuti a trovarci due cari amici, Anna Rita e Filippo. Ci siamo conosciuti nel lontano 2012 qui ad Istanbul, dieci anni fa noi eravamo agli inizi della nostra avventura, avevamo da poco aperto l’agenzia, Anna Rita e Filippo tornavano per la prima volta a Istanbul dopo molto tempo ed in quell’occasione ci hanno chiesto via mail di accompagnarli in un paio di visite guidate. Quel viaggio ha risvegliato in loro l’interesse per Istanbul, tanto che da quel momento sono tornati quasi tutti gli anni a trovarci.
E’ stato bello incontrarsi a cadenze regolari e raccontarci di noi, loro ci hanno visto crescere e noi abbiamo visto sbocciare soprattutto in Anna Rita una profonda passione, per la città in primo luogo ed in particolare per un’opera del grande scrittore turco Orhan Pamuk: il Museo dell’Innocenza. Da quando è stato inaugurato il vero e proprio Museo a Çukurcuma, Anna Rita ci ha descritto i suoi continui pellegrinaggi, le sue visite al museo avevano ed hanno quasi un carattere sacrale. Ha saputo navigare all’interno di un’ossessione trasformandola in energia creativa.
Qualche anno fa ci ha confidato quasi sotto voce che aveva cominciato a scrivere un libro, oggi quel libro edito da il canneto editore è fra le nostre mani e lo consigliamo vivamente a tutti, non solo agli amanti di Istanbul ma anche e forse soprattutto a chi Istanbul ancora non la conosce. E’ un romanzo vero, che trasuda amore. E’ un onore per noi figurare fra i ringraziamenti finali e addirittura fare la comparsa all’interno del libro come personaggi.
Abbiamo approfittato del nostro incontro per fare un’intervista ad Anna Rita, per parlare in maniera più approfondita del suo romanzo:
Intervista ad Anna Rita Severini
Questo è il tuo primo romanzo. Perché Istanbul e perché il Museo dell’Innocenza?
Per molti anni ho scritto testi legati al mio lavoro nel Museo delle Genti d’Abruzzo a Pescara. Si è trattato di studi sulla cultura materiale agro-pastorale, soprattutto abruzzese, e sulla catalogazione e valorizzazione delle raccolte etnografiche negli allestimenti di musei. BIR ZAMANLAR è dunque la mia prima pubblicazione di carattere non scientifico, ma creativo.
L’esperienza consolidata a contatto con oggetti di vita quotidiana del passato e con il loro contenuto di saperi tecnici e storie di vita ha costituito un presupposto determinante, ma forse non avrei mai pensato di cimentarmi in una simile impresa se non fossi tornata a Istanbul nel 2010 e soprattutto se non mi fossi appassionata all’originale progetto letterario-museale del premio Nobel Orhan Pamuk.
Il Museo dell’Innocenza. Un romanzo da leggere come un museo, un museo in cui muoversi come in un romanzo. E tutti e due concepiti in parallelo, fatti crescere in perfetta simbiosi per più di dieci anni tra la fine del Novecento e il primo decennio di questo nuovo secolo. Come potevo resistere a una simile tentazione? La curiosità iniziale ha lentamente ceduto il passo a un interesse sempre più puntuale e infine a una vera passione.
Ed è stato così che hai pensato di scrivere una storia tua ispirata a questi temi?
Inizialmente mi sono lasciata conquistare dal romanzo, letto nel 2010, e insieme dalla riscoperta di Istanbul che proprio quell’anno era Capitale Europea della Cultura. La città, che avevo visitato la prima volta nel 1988 con mio marito Filippo (lui vi si era già fermato nel 1973 e nel 1975 durante due viaggi via terra verso l’India), mi si è presentata tanto diversa, per molti aspetti migliorata e più accogliente.
Da allora ho desiderato essere lì tutte le volte che ho potuto, sia per poter finalmente “toccare con mano” il museo di Pamuk, aperto nel 2012 a quattro anni dalla pubblicazione del romanzo, sia per ritrovare ad ogni ritorno luoghi e atmosfere della città che potevo riconoscere e scoprirne altri del tutto nuovi. E sin dall’inaugurazione, non ho mai mancato di addentrarmi fra le vie sinuose di Çukurcuma, fra case dai bovindi affacciati in fila sulla strada e negozi di antiquari e rigattieri, per giungere davanti al portoncino rosso del mio amato museo. È stato grazie a queste frequentazioni cariche di curiosità e affetto crescente che ha iniziato a prendere forma in me l’idea di scrivere qualcosa di mio.
Quindi, hai visitato Istanbul molte volte in questi anni. Quali sono le tue impressioni sulla città? Sono cambiate nel tempo e se sì, in che senso?
Certo, il primo approccio è stato quello tipico del turista italiano che approda in una grande realtà urbana con una storia nobile e il fascino indubbio della tradizione ottomana. Un po’ di folklore e tanti aspetti “esotici”. Poi, in oltre dieci anni di soggiorni, ho affinato il mio sguardo. Le prime risorse su cui ho potuto contare in questo percorso sono state la lettura di “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis e “Istanbul” di Orhan Pamuk, autobiografia intrecciata a intense personali visioni della città, e poi gli itinerari a piedi guidati da voi giovani di Scoprire Istanbul lungo quartieri allora poco battuti dal turismo di massa come Fatih, Balat, Fener, e Üsküdar e Kadiköy.
Da lì in avanti ho cominciato a guardarmi intorno, uscendo dal seducente involucro dei monumenti identitari (Santa Sofia, la Moschea Blu, la Torre e il ponte di Galata, ecc.) per girovagare in altre zone lungo le coste del Corno d’Oro, del Mar di Marmara e del Bosforo, nei quartieri oltre Piazza Taksim e fra questa e Galata, sulla sponda asiatica, nei grandi parchi e dovunque ho potuto.
Le impressioni iniziali si sono modificate e arricchite, facendo i conti con situazioni contrastanti di bellezza e abbandono, di conservazione e dinamismo, di complessità ed essenzialità. Insomma, parliamo di una metropoli impossibile, credo, da indagare fino in fondo nella sua natura multiforme, soprattutto per chi non può avventurarsi nelle sconfinate periferie.
Naturalmente, a tutto questo si aggiungono i rapidi mutamenti degli ultimi dieci-quindici anni in tanti quartieri: nuove costruzioni, abbattimenti, modifiche strutturali importanti che richiedono attenzione e invitano a riflettere anche chi è ospite in transito. Le mie impressioni sono cambiate anche perché è la città a essere cambiata. Tutto sommato, Istanbul mi ha lentamente conquistato proprio con il suo essere sempre sé stessa e sempre differente.
Nel romanzo Istanbul è molto presente, alcuni quartieri in particolare. Come hai immaginato questa presenza e come l’hai costruita?
Il mio stare a Istanbul, come accennavo, è stato determinante per la graduale costruzione del romanzo. Nei giorni di permanenza ho stilato diari di viaggio e ho scattato moltissime foto. Questo mi ha aiutato a recuperare nella memoria, a distanza di anni, alcune situazioni che volevo inserire nella storia e che altrimenti mi sarebbero sfuggite. La presenza della città, di certi suoi spazi, delle persone che la popolano, nel mio testo è frutto delle emozioni suscitate in me dai passaggi lungo le strade, nei musei, nei bazar, negli antichi han, nelle moschee, sui battelli.
Luoghi percorsi in stagioni e orari diversi, sotto il sole o coperti di neve, mi hanno consegnato immagini di Istanbul difficili da lasciar scorrere senza riceverne sempre qualcosa. Tutto questo si è mescolato alle letture dei romanzi di Pamuk e di altri autori turchi e, infine, alle suggestioni avute dalle vicende dei protagonisti de “Il Museo dell’Innocenza” che mi hanno inesorabilmente legato a certi quartieri: Çukurcuma, Nişantaşı, Fatih.
E come vivono la città i tuoi personaggi?
In qualche modo, sono loro il mio occhio sulla città. È stato intrigante raccontare la mia Istanbul attraverso le percezioni ed esperienze di ognuno. C’è chi è di casa, chi la scopre per la prima volta, chi la ritrova dopo anni. Ciò implica che lo sguardo sia parziale, ovviamente, e che lo sia anche dal punto di vista temporale.
La storia si svolge nelle sue fasi salienti in un arco di tempo limitato – dieci giorni dell’aprile 2011 – ma rimanda a fatti precedenti di qualche decennio e si sviluppa in tempi successivi fino al 2018.
Alcuni contesti vengono quindi vissuti dai personaggi come è stato per me fra il 2011 e il 2012, ma poi nella realtà si sono modificati spesso in modo radicale e repentino.
Allora ho voluto descriverli per lasciare di proposito una modesta traccia di ciò che era prima delle trasformazioni di questi ultimi anni. Penso ad esempio al mercato ittico di Karaköy, alle sue taverne e all’area attigua sulla riva del Corno d’Oro con i tavolini e le panchine; a Piazza Taksim senza la grande moschea di recente costruzione, alla salita di Çukurcuma priva di marciapiedi, alla panchina su Divan Yolu con la poesia di Orhan Veli Kanık.
Il rapporto col museo è un tema fondante. Come si è sviluppato?
Lo è senz’altro. In realtà l’affezione per il Museo dell’Innocenza è cresciuta di pari passo con quella per Istanbul. Ho letto il romanzo di Pamuk e il catalogo del museo più volte, ne ho studiato i dettagli. Ho trascorso due anni nell’attesa di entrare in un luogo fino ad allora misterioso che prometteva ai lettori di accedere alla versione tangibile di una storia inventata, insomma di potersi immergere nella mirabile commistione di realtà e finzione creata dallo scrittore.
Poi il primo ingresso nel dicembre del 2012, le visite successive pressoché annuali fino al gennaio del 2020, le donazioni di oggetti e foto legati ai contenuti museali, i colloqui con i direttori, gli appunti presi ad ogni passaggio, il tempo trascorso in quello spazio a cogliere stati d’animo sempre nuovi, le letture, la partecipazione a convegni sul tema, i confronti con studiosi e artisti interessati al museo. Ora, a quasi dieci anni dall’inizio di questa avventura, posso dire di aver accumulato un po’ alla volta un bagaglio di nozioni e di sentimenti che non permetteva distrazioni. Infatti, la prima idea di comporre una storia nuova nel museo e per il museo risale più o meno al 2013, dopo la redazione di un breve racconto nel 2012.
Il Museo è al centro della storia. O meglio ne è il centro.
Sì. Se c’è qualcosa che mi è stato chiaro sin dall’inizio, questo è il desiderio di far incontrare fra le sue mura nuovi personaggi, di intrecciare lì le loro esistenze, per coincidenza o per fatalità, e permettere che tali incontri richiamassero dal passato frammenti di vita in grado di cambiare i loro destini.
E volevo che tutto accadesse in pochi giorni, quando il museo non era ancora aperto al pubblico, dunque in una dimensione intima, nascosta al mondo, quasi sospesa fra i progetti, le aspirazioni e i sogni di chi ci stava lavorando. Ho immaginato gli spazi in allestimento, i depositi, gli oggetti ancora da esporre, come non potevo vederli dietro le porte e finestre rimaste chiuse fino al 27 aprile 2012.
Gli oggetti del romanzo di Pamuk sono legati fra loro da una storia d’amore. Di questa finzione letteraria portano con sé il ricordo di attimi felici o dolorosi, ma raccontano qualcosa anche della vita reale di chi ha abitato la città. Dunque, mi sono detta che poteva accogliere ancora altre storie, quelle dei miei personaggi – chi residente a Istanbul e chi arrivato dall’Italia – coinvolti in una dinamica inaspettata e sorprendente in un luogo che a vario titolo aveva suscitato in loro interesse e passione.
Puoi darci qualche cenno sulla trama?
Nell’aprile del 2011 due donne italiane si incontrano casualmente nel Museo dell’Innocenza e fanno amicizia. Denise è una giovane antropologa museale che dovrà occuparsi a titolo volontario della schedatura di alcuni pezzi da esporre. Irene, più matura, è giunta in città dopo aver letto il romanzo dello scrittore turco, spinta dal desiderio di entrare nel museo e di conoscerne l’autore. Tutte e due vengono a contatto con Deniz, collezionista e poeta che collabora con Pamuk ai lavori conclusivi di allestimento. Gli incontri, le conversazioni, i giri in città ci fanno partecipi del loro diverso approccio all’opera di Pamuk ancora in gestazione, delle loro emozioni, ma ci danno notizie anche sul loro passato e su altre persone che ne fanno parte, in particolare Pietro e Hayat, due giovani innamoratisi nella città turca alla fine degli anni Sessanta.
Maia, italiana vissuta a Istanbul sin dall’infanzia e cara amica di Hayat, dopo il pensionamento dal suo lavoro di bibliotecaria presso il Liceo Italiano, si troverà coinvolta, suo malgrado, nella ricostruzione di fatti che appartengono a quel passato, farà scoperte importanti in una sorta di indagine del tutto imprevista e alla fine capirà di avere fra le mani una bella storia da raccontare.
È una storia che parla di amore per i musei in cui si narrano vite, di amore filiale e fraterno, di amore per una città speciale come Istanbul e di amore fra donne e uomini che a Istanbul un giorno si sono incontrati.
Come vedi il tuo romanzo in rapporto alla realtà del museo ormai funzionante da anni? Pensi che possa arricchire i suoi contenuti?
Qualche anno fa il direttore in carica mi fece notare che il mio sarebbe stato il primo romanzo dedicato al Museo dell’Innocenza, portando alle stelle le mie ambizioni. Allora non immaginavo che il manoscritto sarebbe stato pubblicato, ma sapevo benissimo che l’opera di Pamuk aveva già attirato l’interesse di vari specialisti e artisti. Erano stati organizzati sul tema convegni, mostre e presentazioni, era stato girato un film con il regista inglese Grant Gee (“Innocence of memories” nel 2015, anche in versione italiana), erano nati progetti artistici dedicati (“Words and stars” nel 2017 con l’italiana Grazia Toderi). Ma nessuno aveva scritto un romanzo. Mi sono sentita incoraggiata.
Tuttavia, le altre iniziative erano sempre state realizzate in collaborazione con lo scrittore. Io, invece, mi stavo introducendo nella sua opera per farne il set di una storia nuova a sua insaputa, e questo mi intimoriva un po’. Ma sono andata avanti, per circa dieci anni, e ho raggiunto il mio obiettivo.
Mi rendo conto che sin dall’inizio, già con le prime donazioni, ho seguito un’istintiva aspirazione ad essere presente nella storia del museo, a distinguermi dagli altri ospiti e forse un giorno diventarne parte attiva. Credo che BIR ZAMANLAR e il lungo impegno che mi ha richiesto siano un passo in tale direzione. Già diversi lettori dicono che il mio testo ha suscitato in loro il desiderio di visitare Istanbul e di conoscere il Museo dell’Innocenza. Ne sono felice.
Spero che un giorno si possa editare il libro in turco o in inglese. E chissà che non ne possa nascere un vero progetto in grado di arricchire i contenuti del museo. In fondo, la scrittura e l’arte di Pamuk hanno finora mostrato una straordinaria capacità di generare idee e opere nuove.
Del resto, Pamuk ha già mostrato una sua attenzione verso il tuo romanzo.
In effetti, pur non potendo leggere il testo, eccetto la sinossi tradotta in inglese, e non avendo avuto con me contatti diretti se non in occasione di qualche evento italiano in suo onore, lo scrittore ha saputo delle mie frequenti visite al museo, delle donazioni e infine anche della pubblicazione di BIR ZAMANLAR. Credo abbia apprezzato una così tenace devozione nei confronti della sua creatura. La frase donata a Il Canneto Editore e a me per la quarta di copertina ci ha davvero onorato:
“Anna Rita Severini ha inseguito lo sviluppo del Museo dell’Innocenza con la stessa passione con cui Kemal ha inseguito Füsun”.
Il libro è stato già presentato a: Pescara, Libreria Primo Moroni, 12 febbraio 2022 Milano, Book Pride 2022, 5 marzo 2022 Pescara, Museo delle Genti d’Abruzzo, 18 marzo 2022 Genova, Foyer del Teatro Nazionale, 5 aprile 2022 Francavilla al Mare, Palazzo Sirena, 13 maggio 2022 Rovereto, Libreria Arcadia, 17 maggio 2022
*L’autrice è stata fino al 2017 Responsabile del Servizio Attività Culturali e Turistiche del Comune di Pescara. Le sue esperienze di studio e di lavoro più significative, avviatesi fra il 1981 e il 2000 nel Museo delle Genti d’Abruzzo, riguardano il settore dell’antropologia museale e della cultura materiale tradizionale. Ha un’approfondita conoscenza diretta del Museo dell’Innocenza, realizzato a Istanbul da Orhan Pamuk. Figura tra i donatori e nella guest list del museo, con cui ha contatti regolari e che ha studiato sin dall’inaugurazione nel 2012.
Ci arrivano sempre moltissime mail e commenti in cui si richiedono consigli riguardo alberghi, ostelli, appartamenti ed in generale sui luoghi in cui alloggiare ad Istanbul.
Abbiamo già dedicato unasezione del nostro blog a tale argomento, ma vale la pena tornare a parlarne per chiarire meglio la questione, sperando come al solito di dare consigli utili.
Il turismo in città aumenta ormai da tempo con tassi di crescita annuali a doppia cifra, Istanbul sta diventando una città sempre più alla moda. Normale quindi che l’offerta alberghiera sia sempre più ampia e sempre più variegata. Con migliaia di Hotel presenti in città e centinaia in costruzione, è evidente che alla tipica domanda “Cosa ne pensate di questo hotel” non possiamo rispondere sempre in maniera adeguata, sarebbe assai presuntuoso pretendere di conoscere tutti gli hotel della città. Ci teniamo ad essere sinceri.
Ma noi ad Istanbul ci viviamo, quindi siamo in una posizione di privilegio nel poter analizzare l’offerta alberghiera, ci informiamo, analizziamo a volte criticamente la cementificazione selvaggia in atto, a volte invece rendiamo il giusto merito a restauri rispettosi, parliamo con professionisti del settore, veniamo a contatto con centinaia di turisti che ci raccontano le loro esperienze.
E poi entrano in gioco le risorse che internet ci mette a disposizione. In siti come Booking.com ad esempio, oltre a poter fare le prenotazioni online, è possibile leggere migliaia di recensioni su tutti gli hotel della città. La scelta quindi si fa più facile ed il margine di errore si riduce di parecchio.
Un punto su cui vale la pena soffermarsi è quello relativo alla zona migliore da scegliere come base. Tutto dipende dalle vostre preferenze.
A Sultanahmet sicuramente c’è la possibilità di scegliere fra moltissime opzioni, è il quartiere turistico per eccellenza, quindi gli hotel sono molto concentrati ed i prezzi spesso vantaggiosi. Se si sa cercare è possibile trovare delle buone occasioni. Rimane però il fatto che a Sultanahmet oltre ai monumenti non ci sia nient’altro. Si sta trasformando in un ghetto turistico, quindi per chi vuole osservare la vita “vera” della città o semplicemente godersi un po’ di vita notturna (intesa anche come possibilità di mangiare in qualche buon ristorante), non si tratta di una buona scelta.
Per restare nella zona a sud del Corno d’Oro, i quartieri di Sirkeci e di Beyazit possono rappresentare delle alternative interessanti, essendo servite molto bene dai mezzi pubblici ed avendo una buona offerta di hotel.
A nord del Corno d’Oro, nella parte che viene ormai indicata come zona moderna (ma che in realtà è ricchissima di storia), negli ultimi anni si sta assistendo ad una rapida ed apprezzabile riqualificazione. I quartieri di Galata, Cihangir, Beşiktaş, Ortaköy ed ultimamente di Karaköy presentano hotel ed appartamenti di ottima qualità. Le zone rappresentano il vero centro di Istanbul e possono farne apprezzare la vitalità, con i loro ristoranti, i locali alla moda, le gallerie d’arte.
Sulla base quindi della nostra esperienza e della nostra filosofia di turismo, abbiamo stilato una lista di una decina di alberghi che ci sentiamo di consigliare.
Non si tratta ovviamente di hotel lussuosi, i palazzi dorati isolati dal mondo con camerieri ultra-servili in cui una tazza di tè costa 20 lire non fanno per noi! La nostra è una lista che cerca di essere al contempo caratteristica, sofisticata, divertente, spirituale, ed a prezzi accettabili.
Uno dei criteri più importanti da tenere in considerazione è quello della vita notturna. Se vi interessa mangiare bene e divertirvi allora un hotel nei pressi della night life fa al caso vostro, se al contrario vi interessa di più la qualità del vostro sonno statene alla larga, perchè ad Istanbul spesso la notte può essere più rumorosa del giorno. Abbiamo inserito hotel delle zone che noi preferiamo, si sarà capito che l’atmosfera artificiale di Sultanahmet non ci piace, in ogni caso se preferite la vicinanza ai monumenti non è difficile trovare dei buoni affari in zona.
Ecco la nostra breve selezione di Hotel. Decidete sempre in relazione alle vostre esigenze!
Su questo hotel ci sono poche cose da dire, è uno dei simboli della città, un classico. E’ un privilegio poter passare una notte al suo interno.
The House Hotel Bosphorus Salhane Sokak No: 1, Ortaköy www.thehousehotel.com/Bosphorus
The House Hotel Galatasaray Bostanbası Caddesi No:19, Beyoğlu www.thehousehotel.com/Galatasaray
Due delle tre sedi House Hotel in città, la prima situata a Çukurcuma, Beyoğlu e la seconda ad Ortaköy, in una posizione splendida e privilegiata sul Bosforo. Sono senza dubbio gli hotel più sofisticati della città, entrambi in edifici storici dell’800, restaurati e decorati in maniera idealistica, con all’interno pezzi di antiquariato ed opere d’arte, ma con un occhio di riguardo alla modernità.
Due ottime opzioni nei pressi di Şişhane, amiamo questa zona, a due passi dalla Torre di Galata ed al contempo vicina al centro nevralgico della città.
Situato a Tophane, zona in cui sempre di più si sta sviluppando e sta mettendo radici la scena cittadina di arte moderna. La straordinaria decorazione lo rende unico.
Karaköy sta diventando un’area sempre più attiva, con restauri molto rapidi ed hotel alla moda. La zona è sul mare, nel mezzo di edifici storici, chiese e lo storico porto di Karaköy. Un bonus da tenere in considerazione è la possibilità di provare i ristoranti di altissima qualità che hanno aperto in zona molto recentemente, soprattutto per gli amanti del pesce.
L’unico hotel “di lusso” della nostra lista, ma davvero di qualità. E’ all’interno della città, a Beşiktaş, il quartiere in cui viviamo noi. Molto vicino a tutto, a pochi metri dal Bosforo, nel mezzo fra Taksim e Nişantaşı, servitissimo dai mezzi pubblici. Avete anche la possibilità di provare i nuovi bistros e brasseries che hanno aperto da poco ad Akaretler.
Şebnem Hotel Adliye Sokak No: 1, Sultanahmet www.sebnemhotel.net
Se proprio volete soggiornare a Sultanahmet, scegliete lo Şebnem Hotel, grazioso, piccolino, ben curato, bella atmosfera e buon panorama. Il prezzo è ottimo.
Scegliere un hotel nella parte asiatica della città non è sbagliato, Kadıköy è un quartiere bellissimo ed è facile raggiungere il centro con i traghetti. Questo ostello ha anche una galleria d’arte al suo interno, dategli una chance.
Sumo Cat Hostel Ali Hoca Aralik Sokak Bina No:9, Beyoğlu www.sumocathostel.com
Un ostello molto simpatico a Galata, proprio nel centro del quartiere tipico e non sulla via principale, questo fa sì che sia uno dei posti più tranquilli per dormire in zona. Molto caratteristico e decorato in maniera divertente. Ci piace un sacco.
Le vacanze low cost, spesso per i giovani ed ultimamente per la crisi economica, stanno diventando una necessità. Non per questo però bisogna arrendersi a non viaggiare.
Abbiamo inserito anche un paio di ostelli perchè molte sono le persone che decidono di visitare la città con un basso budget. Le vacanze low cost, spesso per i giovani ed ultimamente per la crisi economica, stanno diventando una necessità. Non per questo però bisogna arrendersi a non viaggiare.
Negli ultimi anni ha preso piede l’abitudine di molti viaggiatori, famiglie o gruppi di amici, di alloggiare in appartamenti propriamente arredati per le esigenze dei turisti. Se siete interessati ad affittare un appartamento vi consigliamo di consultare la nostra sezione dedicata all’argomento.
Dopo aver trattato in maniera introduttiva l’argomento dei Ristoranti di Istanbul, avendo già indicato alcune delle opzioni migliori che a nostro parere un turista può trovare, ed avendo ricevuto davvero moltissimi commenti di turisti che hanno gradito i nostri consigli, eccoci tornare sull’argomento con un nuovo articolo. Questa volta lo facciamo con undici brevi recensioni di altrettanti locali, non solo ristoranti. Come al solito, ce n’è per tutti i gusti.
In seguito a varie richieste di questo tipo, in cui ci venivano domandati consigli sui ristoranti tipici, quelli più caratteristici o quelli più economici, ed alla fine di un notevole lavoro di sintesi ed organizzazione di idee, abbiamo terminato la stesura di un lungo tour gastronomico di Istanbul.
All’interno della nostra guida troverete la descrizione e gli indirizzi di quelli che riteniamo, in base alla nostra personale esperienza, i migliori ristoranti di Istanbul.
Ecco il link:
Guida ragionata sui Ristoranti di Istanbul, consigli e suggerimenti per mangiare bene
La nostra analisi abbraccia tutte le zone principali della città, spaziando anche fra le varie tipologie di locali, dalle lokante più economiche ai ristoranti più costosi, dal cibo di strada all’alta cucina ottomana, con un unico filo conduttore: la qualità.
In seguito la nostra guida sarà ampliata e perfezionata, con l’aggiunta di articoli specifici per ciascun ristorante e l’inserimento di foto scattate da noi.
Vi invitiamo a leggere con estrema attenzione la nostra lunga trattazione, di stamparla e portarla con voi. Siamo sicuri che vi sarà estremamente utile.
Se andrete in uno dei ristoranti da noi consigliato vi preghiamo al vostro ritorno di lasciarci la vostra impressione. Buona lettura ed afiyet olsun!