Free Tour a Istanbul: la verità dietro il “Gratis”

free tour a Istanbul

In un mondo dove la frase “gratis” attira immediatamente la nostra attenzione, i free tour sono diventati un’opzione popolare per molti viaggiatori. Tuttavia, è cruciale comprendere che, spesso, ciò che sembra essere un’opportunità economica può trasformarsi in un’esperienza di qualità inferiore e, sorprendentemente, non così gratuita.

La Realtà dei Costi Nascosti

Anche se il concetto di un free tour suggerisce l’assenza di costi, la realtà è ben diversa. Alla fine di questi tour, ci si aspetta che i partecipanti offrano delle mance. Queste mance, spesso presentate come volontarie, sono in realtà l’unica fonte di reddito per la guida. Quindi, ciò che inizia come un tour “gratis” può finire per costare tanto o più di un tour a pagamento, senza la trasparenza di conoscere il costo totale fin dall’inizio.

Inoltre, una pratica comune in molti di questi tour “gratuiti” è l’inclusione di fermate in ristoranti convenzionati o negozi specifici. Questi locali, spesso più costosi di altre opzioni disponibili, offrono commissioni alle guide per portare turisti. Questo non solo aumenta il costo implicito del tour, ma pone anche dubbi sull’autenticità dell’esperienza. I partecipanti si trovano spesso nella scomoda situazione di sentirsi pressati ad acquistare prodotti o servizi non pianificati o fuori dal loro budget. Questa tattica di vendita occulta è una realtà che molti viaggiatori non immaginano scegliendo un free tour.

Durata Limitata e Superficialità nell’Esperienza

I free tour generalmente hanno una durata molto limitata, solitamente di 2-3 ore. Questo limite di tempo significa che si possono esplorare solo un numero limitato di siti e, spesso, in modo superficiale. A differenza dei tour a pagamento, dove si dedica tempo sufficiente per immergersi nella storia e nella cultura di ogni luogo, i free tour offrono una visione più generale e meno dettagliata.

Uno degli aspetti più deludenti di molti free tour è che non includono la visita interna a monumenti emblematici. In una città come Istanbul, ricca di storia e cultura, perdere l’opportunità di esplorare l’interno di luoghi storici come la Hagia Sophia o la Moschea Blu è un vero svantaggio. I tour organizzati da agenzie, invece, assicurano che i visitatori vivano appieno questi siti, apprendendo in profondità la loro importanza storica e culturale.

Eccesso di Partecipanti e Mancanza di Personalizzazione

I free tour spesso attirano un gran numero di partecipanti. Questo eccesso può portare a un’esperienza meno personale e più caotica. La possibilità di interagire con la guida e ricevere attenzione personalizzata si riduce notevolmente in gruppi grandi, influenzando negativamente la qualità dell’esperienza del tour.

La Questione delle Guide Non Ufficiali

Una preoccupazione importante riguardo ai free tour è la legalità e la professionalità delle guide. In molti casi, questi tour sono guidati da immigrati illegali che non hanno licenza né permesso di lavoro. Queste persone rischiano di essere deportate e possono anche mettere a rischio i clienti, poiché la polizia turistica potrebbe multare anche i turisti. A differenza delle guide ufficiali, che hanno superato un processo di certificazione e formazione, queste guide non ufficiali potrebbero mancare della conoscenza approfondita e dell’esperienza necessaria per offrire un tour sicuro e arricchente. Va notato che in Turchia solo i cittadini turchi possono diventare guide ufficiali, quindi, qualsiasi persona di un’altra nazionalità è definitivamente una guida illegale.

Vantaggi di Scegliere un Tour Organizzato dalla Nostra Agenzia

Quando si tratta di scoprire una città ricca e vibrante come Istanbul, la scelta del tipo di tour può fare una grande differenza nell’esperienza complessiva. Qui è dove la nostra agenzia fa la differenza, offrendo tour organizzati che superano di gran lunga le limitazioni dei free tour.

La nostra agenzia si impegna ad offrire la massima qualità in tutti i nostri tour. Ciò significa itinerari ben pianificati, che non solo coprono i principali punti di interesse ma anche scoprono le gemme nascoste della città. La qualità si estende a ogni dettaglio, come ad esempio la possibilità di accessi senza code nei siti più visitati. A differenza dei free tour, i tour organizzati dalla nostra agenzia offrono una totale trasparenza sui costi, senza sorprese né spese aggiuntive nascoste. I nostri itinerari sono progettati pensando all’interesse e alla soddisfazione del cliente, non alla generazione di commissioni di vendita. Abbiamo un’esperienza di 13 anni nel settore e più di mille recensioni certificate su TripAdvisor.

Sicurezza, Affidabilità e Personalizzazione

La sicurezza è una delle nostre massime priorità. Tutti i nostri tour sono guidati da guide professionali e certificate, che non solo possiedono una conoscenza esaustiva della città e della sua storia, ma sono anche addestrate a gestire qualsiasi situazione imprevista. Inoltre, avendo un team di professionisti, assicuriamo che tutti gli aspetti legali e di sicurezza siano sempre in regola, offrendo tranquillità ai nostri clienti.

Comprendiamo che ogni viaggiatore è unico, e per questo offriamo l’opzione di personalizzare i tour secondo gli interessi e le preferenze individuali. Sia che i nostri clienti siano interessati alla storia ottomana, all’arte bizantina, alla gastronomia locale o allo shopping, possiamo progettare un itinerario che si adatti perfettamente ai loro desideri. Questa personalizzazione è qualcosa che semplicemente non si può ottenere con un free tour.

Un Investimento in Esperienze di Qualità

Un altro vantaggio significativo dei nostri tour organizzati è il livello di conoscenza ed esperienza delle nostre guide. Questi professionisti, con anni di studio ed esperienza, forniscono spunti e aneddoti che arricchiscono ogni visita. La loro abilità nel raccontare storie e la loro profonda conoscenza della cultura e della storia di Istanbul trasformano un semplice giro in un’esperienza educativa e memorabile.

Scegliere un tour organizzato dalla nostra agenzia non significa semplicemente selezionare un servizio; è investire in un’esperienza di qualità, sicurezza e arricchimento culturale. Mentre i free tour possono sembrare allettanti a prima vista, le limitazioni in termini di qualità, sicurezza e conoscenza sono significative. Istanbul è una città che merita di essere esplorata con la profondità e la cura che solo un tour professionalmente organizzato può offrire.

Vieni a Scoprire Istanbul con noi. Scrivi alla nostra email per ottenere maggiori informazioni.


La Turchia dopo il terremoto

Oggi la Turchia sta vivendo un momento tremendamente difficile, tutto il sudest del Paese è colpito da distruzioni a causa di una serie di terremoti di straordinaria intensità. Crolli sono avvenuti in un raggio di 400 km, colpendo le grandi città di Gaziantep, Kahramanmaraş, Antiochia, Malatya, Adiyaman, Adana, Urfa. Il numero di morti è imprecisato, milioni di persone si trovano senza casa e senza aiuti, molti paesi sono irraggiungibili e le condizioni climatiche di freddo estremo peggiorano la situazione. C’è forte bisogno di solidarietà ed aiuti internazionali.

Il nostro dolore in questo momento è enorme, abbiamo tanti amici e conoscenti da quelle parti, in molte zone i soccorsi non sono mai arrivati, purtroppo abbiamo avuto notizia che persone a noi molto vicine non ce l’hanno fatta. Ci stiamo facendo forza ma è veramente difficile.

In questo articolo vogliamo condividere le immagini che abbiamo scattato durante i nostri viaggi in quelle zone, l’ultimo dei quali lo scorso settembre per creare un itinerario che avrebbe dovuto partire la prossima estate. Posti di straordinaria bellezza e di cultura millenaria, posti sfortunati per via della geografia e di complicati trascorsi storici, posti centro della spiritualità e probabilmente centro della storia umana.

Moltissime persone ci stanno chiedendo come si può aiutare la Turchia dall’Italia, vi ringraziamo tantissimo per la vostra sincera solidarietà, ne abbiamo bisogno. Cercheremo di darvi complete informazioni al riguardo.

Per prima cosa vogliamo rivolgerci a chi aveva organizzato o pensava di organizzare un viaggio di piacere a Istanbul o in Cappadocia e che adesso sta pensando se partire oppure no. Certamente si può capire lo stato d’animo di chi partiva per divertirsi ed arriva in un paese in pieno lutto a seguito di una immane tragedia. È comprensibile ed umano avere dei dubbi e chi non si sentirà di partire giustamente non partirà.

Molte persone però ci chiedono se a Istanbul o in Cappadocia ci sono problemi relativi al terremoto, occorre quindi precisare che la distanza in linea d’aria fra Istanbul e l’epicentro è di 900 km, la stessa distanza che c’è fra Milano e Tunisi, quindi evidentemente a Istanbul e in Cappadocia non c’è nessun tipo di problema legato al terremoto.

La Turchia in realtà ha estremo bisogno di solidarietà in questo momento ed il turismo è una fonte preziosa di aiuto anche economico, sarebbe un ulteriore danno per il paese perdere anche questo.

Istanbul è una città di 20 milioni di abitanti, una percentuale molto alta di questi sono proprio persone, giovani o meno giovani, emigrate negli anni dalle zone del sudest colpite adesso dal terremoto, storicamente le più povere della Turchia. Molti di loro lavorano negli hotel, nei ristoranti, nelle tantissime attività legate al turismo, che attualmente è l’unico settore in grado di tenere a galla un Paese che era già in grave crisi economica. Togliere alla Turchia in questo momento anche gli introiti ed i posti di lavoro legati al turismo sarebbe veramente il colpo di grazia.

Visitare Istanbul in questo periodo può essere un’occasione per avvicinarsi a questo Paese con occhi diversi, con più empatia, entrando più a contatto con la popolazione, facendo domande, magari aiutando di persona se si vuole, osservando la forza, l’accoglienza e la grande dignità del popolo turco.

Detto questo, passiamo alla questione aiuti.

In questo momento tutti vorrebbero aiutare ma bisogna capire come, senza disperdere le forze e le energie, a volte non basta la buona volontà. Vediamo sorgere molte iniziative private e spontanee di raccolta fondi, sicuramente dettate da buona fede, ma sinceramente non crediamo che siano la migliore maniera di aiutare. Per esempio seguivamo su Instagram una spedizione piena di aiuti partita con varie macchine da Istanbul, arrivati nei pressi della zona terremotata sono rimasti bloccati di notte al freddo perché i distributori della zona non hanno più benzina, adesso quindi loro stessi hanno bisogno di aiuto.

Ci sono tante organizzazioni non governative, e anche tante organizzazioni internazionali, ma anche qui poi è facile perdere il controllo dei fondi e delle reali iniziative. Anche le raccolte di beni di prima necessità, vestiti usati e cose del genere corrono il rischio di essere inutili, molte spedizioni sono state respinte alla frontiera, ci sono importanti problemi legati ai controlli, e si rischia di inviare “troppo” di qualcosa e “niente” di qualcos’altro che invece servirebbe.

E’ sicuramente meglio inviare un aiuto economico ed inviarlo ad associazioni turche, poichè le organizzazioni che si occupano dei soccorsi in prima linea sanno esattamente di cosa c’è bisogno.

Noi abbiamo deciso di dare il nostro supporto a due organizzazioni in particolare, che seguiamo da tempo e che in Turchia si sono imposte come simbolo di serietà e organizzazione, tanto che infatti fra ieri e oggi le più grandi donazioni da parte di uomini di spettacolo, attori, calciatori, grandi imprenditori, sono state fatte a favore di queste organizzazioni.

La prima si chiama Ahbap, attraverso i loro canali social ed in particolare il canale del suo fondatore Haluk Levent (seguito su twitter da più di 7 milioni di persone), fanno vedere in tempo reale la situazione degli aiuti.

La seconda si chiama Akut, organizzazione fondata nel 1995 e specializzata proprio in operazioni di ricerca e salvataggio durante le calamità naturali.

Cliccando sui nomi delle due organizzazioni sarete indirizzati direttamente alle loro pagine delle donazioni, con indicazioni semplici per effettuare bonifici o donare con carta di credito.

Grazie a tutti per la vostra vicinanza e grazie se vorrete condividere questo articolo.


BIR ZAMANLAR nel Museo dell’Innocenza

Il mese scorso sono venuti a trovarci due cari amici, Anna Rita e Filippo. Ci siamo conosciuti nel lontano 2012 qui ad Istanbul, dieci anni fa noi eravamo agli inizi della nostra avventura, avevamo da poco aperto l’agenzia, Anna Rita e Filippo tornavano per la prima volta a Istanbul dopo molto tempo ed in quell’occasione ci hanno chiesto via mail di accompagnarli in un paio di visite guidate. Quel viaggio ha risvegliato in loro l’interesse per Istanbul, tanto che da quel momento sono tornati quasi tutti gli anni a trovarci.

E’ stato bello incontrarsi a cadenze regolari e raccontarci di noi, loro ci hanno visto crescere e noi abbiamo visto sbocciare soprattutto in Anna Rita una profonda passione, per la città in primo luogo ed in particolare per un’opera del grande scrittore turco Orhan Pamuk: il Museo dell’Innocenza. Da quando è stato inaugurato il vero e proprio Museo a Çukurcuma, Anna Rita ci ha descritto i suoi continui pellegrinaggi, le sue visite al museo avevano ed hanno quasi un carattere sacrale. Ha saputo navigare all’interno di un’ossessione trasformandola in energia creativa.

Qualche anno fa ci ha confidato quasi sotto voce che aveva cominciato a scrivere un libro, oggi quel libro edito da il canneto editore è fra le nostre mani e lo consigliamo vivamente a tutti, non solo agli amanti di Istanbul ma anche e forse soprattutto a chi Istanbul ancora non la conosce. E’ un romanzo vero, che trasuda amore. E’ un onore per noi figurare fra i ringraziamenti finali e addirittura fare la comparsa all’interno del libro come personaggi.

Abbiamo approfittato del nostro incontro per fare un’intervista ad Anna Rita, per parlare in maniera più approfondita del suo romanzo:

Intervista ad Anna Rita Severini

Questo è il tuo primo romanzo. Perché Istanbul e perché il Museo dell’Innocenza?

Per molti anni ho scritto testi legati al mio lavoro nel Museo delle Genti d’Abruzzo a Pescara. Si è trattato di studi sulla cultura materiale agro-pastorale, soprattutto abruzzese, e sulla catalogazione e valorizzazione delle raccolte etnografiche negli allestimenti di musei. BIR ZAMANLAR è dunque la mia prima pubblicazione di carattere non scientifico, ma creativo.

L’esperienza consolidata a contatto con oggetti di vita quotidiana del passato e con il loro contenuto di saperi tecnici e storie di vita ha costituito un presupposto determinante, ma forse non avrei mai pensato di cimentarmi in una simile impresa se non fossi tornata a Istanbul nel 2010 e soprattutto se non mi fossi appassionata all’originale progetto letterario-museale del premio Nobel Orhan Pamuk.

Il Museo dell’Innocenza. Un romanzo da leggere come un museo, un museo in cui muoversi come in un romanzo. E tutti e due concepiti in parallelo, fatti crescere in perfetta simbiosi per più di dieci anni tra la fine del Novecento e il primo decennio di questo nuovo secolo. Come potevo resistere a una simile tentazione? La curiosità iniziale ha lentamente ceduto il passo a un interesse sempre più puntuale e infine a una vera passione.

Ed è stato così che hai pensato di scrivere una storia tua ispirata a questi temi?

Inizialmente mi sono lasciata conquistare dal romanzo, letto nel 2010, e insieme dalla riscoperta di Istanbul che proprio quell’anno era Capitale Europea della Cultura. La città, che avevo visitato la prima volta nel 1988 con mio marito Filippo (lui vi si era già fermato nel 1973 e nel 1975 durante due viaggi via terra verso l’India), mi si è presentata tanto diversa, per molti aspetti migliorata e più accogliente.

Da allora ho desiderato essere lì tutte le volte che ho potuto, sia per poter finalmente “toccare con mano” il museo di Pamuk, aperto nel 2012 a quattro anni dalla pubblicazione del romanzo, sia per ritrovare ad ogni ritorno luoghi e atmosfere della città che potevo riconoscere e scoprirne altri del tutto nuovi. E sin dall’inaugurazione, non ho mai mancato di addentrarmi fra le vie sinuose di Çukurcuma, fra case dai bovindi affacciati in fila sulla strada e negozi di antiquari e rigattieri, per giungere davanti al portoncino rosso del mio amato museo. È stato grazie a queste frequentazioni cariche di curiosità e affetto crescente che ha iniziato a prendere forma in me l’idea di scrivere qualcosa di mio.

Quindi, hai visitato Istanbul molte volte in questi anni. Quali sono le tue impressioni sulla città? Sono cambiate nel tempo e se sì, in che senso?

Certo, il primo approccio è stato quello tipico del turista italiano che approda in una grande realtà urbana con una storia nobile e il fascino indubbio della tradizione ottomana. Un po’ di folklore e tanti aspetti “esotici”. Poi, in oltre dieci anni di soggiorni, ho affinato il mio sguardo. Le prime risorse su cui ho potuto contare in questo percorso sono state la lettura di “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis e “Istanbul” di Orhan Pamuk, autobiografia intrecciata a intense personali visioni della città, e poi gli itinerari a piedi guidati da voi giovani di Scoprire Istanbul lungo quartieri allora poco battuti dal turismo di massa come Fatih, Balat, Fener, e Üsküdar e Kadiköy.

Da lì in avanti ho cominciato a guardarmi intorno, uscendo dal seducente involucro dei monumenti identitari (Santa Sofia, la Moschea Blu, la Torre e il ponte di Galata, ecc.) per girovagare in altre zone lungo le coste del Corno d’Oro, del Mar di Marmara e del Bosforo, nei quartieri oltre Piazza Taksim e fra questa e Galata, sulla sponda asiatica, nei grandi parchi e dovunque ho potuto.

Le impressioni iniziali si sono modificate e arricchite, facendo i conti con situazioni contrastanti di bellezza e abbandono, di conservazione e dinamismo, di complessità ed essenzialità. Insomma, parliamo di una metropoli impossibile, credo, da indagare fino in fondo nella sua natura multiforme, soprattutto per chi non può avventurarsi nelle sconfinate periferie.

Naturalmente, a tutto questo si aggiungono i rapidi mutamenti degli ultimi dieci-quindici anni in tanti quartieri: nuove costruzioni, abbattimenti, modifiche strutturali importanti che richiedono attenzione e invitano a riflettere anche chi è ospite in transito. Le mie impressioni sono cambiate anche perché è la città a essere cambiata. Tutto sommato, Istanbul mi ha lentamente conquistato proprio con il suo essere sempre sé stessa e sempre differente.

Nel romanzo Istanbul è molto presente, alcuni quartieri in particolare. Come hai immaginato questa presenza e come l’hai costruita?

Il mio stare a Istanbul, come accennavo, è stato determinante per la graduale costruzione del romanzo. Nei giorni di permanenza ho stilato diari di viaggio e ho scattato moltissime foto. Questo mi ha aiutato a recuperare nella memoria, a distanza di anni, alcune situazioni che volevo inserire nella storia e che altrimenti mi sarebbero sfuggite. La presenza della città, di certi suoi spazi, delle persone che la popolano, nel mio testo è frutto delle emozioni suscitate in me dai passaggi lungo le strade, nei musei, nei bazar, negli antichi han, nelle moschee, sui battelli.

Luoghi percorsi in stagioni e orari diversi, sotto il sole o coperti di neve, mi hanno consegnato immagini di Istanbul difficili da lasciar scorrere senza riceverne sempre qualcosa. Tutto questo si è mescolato alle letture dei romanzi di Pamuk e di altri autori turchi e, infine, alle suggestioni avute dalle vicende dei protagonisti de “Il Museo dell’Innocenza” che mi hanno inesorabilmente legato a certi quartieri: Çukurcuma, Nişantaşı, Fatih.

E come vivono la città i tuoi personaggi?

In qualche modo, sono loro il mio occhio sulla città. È stato intrigante raccontare la mia Istanbul attraverso le percezioni ed esperienze di ognuno. C’è chi è di casa, chi la scopre per la prima volta, chi la ritrova dopo anni. Ciò implica che lo sguardo sia parziale, ovviamente, e che lo sia anche dal punto di vista temporale.

La storia si svolge nelle sue fasi salienti in un arco di tempo limitato – dieci giorni dell’aprile 2011 – ma rimanda a fatti precedenti di qualche decennio e si sviluppa in tempi successivi fino al 2018.

Alcuni contesti vengono quindi vissuti dai personaggi come è stato per me fra il 2011 e il 2012, ma poi nella realtà si sono modificati spesso in modo radicale e repentino.

Allora ho voluto descriverli per lasciare di proposito una modesta traccia di ciò che era prima delle trasformazioni di questi ultimi anni. Penso ad esempio al mercato ittico di Karaköy, alle sue taverne e all’area attigua sulla riva del Corno d’Oro con i tavolini e le panchine; a Piazza Taksim senza la grande moschea di recente costruzione, alla salita di Çukurcuma priva di marciapiedi, alla panchina su Divan Yolu con la poesia di Orhan Veli Kanık.

Il rapporto col museo è un tema fondante. Come si è sviluppato?

Lo è senz’altro. In realtà l’affezione per il Museo dell’Innocenza è cresciuta di pari passo con quella per Istanbul. Ho letto il romanzo di Pamuk e il catalogo del museo più volte, ne ho studiato i dettagli. Ho trascorso due anni nell’attesa di entrare in un luogo fino ad allora misterioso che prometteva ai lettori di accedere alla versione tangibile di una storia inventata, insomma di potersi immergere nella mirabile commistione di realtà e finzione creata dallo scrittore.

Poi il primo ingresso nel dicembre del 2012, le visite successive pressoché annuali fino al gennaio del 2020, le donazioni di oggetti e foto legati ai contenuti museali, i colloqui con i direttori, gli appunti presi ad ogni passaggio, il tempo trascorso in quello spazio a cogliere stati d’animo sempre nuovi, le letture, la partecipazione a convegni sul tema, i confronti con studiosi e artisti interessati al museo. Ora, a quasi dieci anni dall’inizio di questa avventura, posso dire di aver accumulato un po’ alla volta un bagaglio di nozioni e di sentimenti che non permetteva distrazioni. Infatti, la prima idea di comporre una storia nuova nel museo e per il museo risale più o meno al 2013, dopo la redazione di un breve racconto nel 2012.

Il Museo è al centro della storia. O meglio ne è il centro.

Sì. Se c’è qualcosa che mi è stato chiaro sin dall’inizio, questo è il desiderio di far incontrare fra le sue mura nuovi personaggi, di intrecciare lì le loro esistenze, per coincidenza o per fatalità, e permettere che tali incontri richiamassero dal passato frammenti di vita in grado di cambiare i loro destini.

E volevo che tutto accadesse in pochi giorni, quando il museo non era ancora aperto al pubblico, dunque in una dimensione intima, nascosta al mondo, quasi sospesa fra i progetti, le aspirazioni e i sogni di chi ci stava lavorando. Ho immaginato gli spazi in allestimento, i depositi, gli oggetti ancora da esporre, come non potevo vederli dietro le porte e finestre rimaste chiuse fino al 27 aprile 2012.

Gli oggetti del romanzo di Pamuk sono legati fra loro da una storia d’amore. Di questa finzione letteraria portano con sé il ricordo di attimi felici o dolorosi, ma raccontano qualcosa anche della vita reale di chi ha abitato la città. Dunque, mi sono detta che poteva accogliere ancora altre storie, quelle dei miei personaggi – chi residente a Istanbul e chi arrivato dall’Italia – coinvolti in una dinamica inaspettata e sorprendente in un luogo che a vario titolo aveva suscitato in loro interesse e passione.

Puoi darci qualche cenno sulla trama?

Nell’aprile del 2011 due donne italiane si incontrano casualmente nel Museo dell’Innocenza e fanno amicizia. Denise è una giovane antropologa museale che dovrà occuparsi a titolo volontario della schedatura di alcuni pezzi da esporre. Irene, più matura, è giunta in città dopo aver letto il romanzo dello scrittore turco, spinta dal desiderio di entrare nel museo e di conoscerne l’autore. Tutte e due vengono a contatto con Deniz, collezionista e poeta che collabora con Pamuk ai lavori conclusivi di allestimento. Gli incontri, le conversazioni, i giri in città ci fanno partecipi del loro diverso approccio all’opera di Pamuk ancora in gestazione, delle loro emozioni, ma ci danno notizie anche sul loro passato e su altre persone che ne fanno parte, in particolare Pietro e Hayat, due giovani innamoratisi nella città turca alla fine degli anni Sessanta.

Maia, italiana vissuta a Istanbul sin dall’infanzia e cara amica di Hayat, dopo il pensionamento dal suo lavoro di bibliotecaria presso il Liceo Italiano, si troverà coinvolta, suo malgrado, nella ricostruzione di fatti che appartengono a quel passato, farà scoperte importanti in una sorta di indagine del tutto imprevista e alla fine capirà di avere fra le mani una bella storia da raccontare.

È una storia che parla di amore per i musei in cui si narrano vite, di amore filiale e fraterno, di amore per una città speciale come Istanbul e di amore fra donne e uomini che a Istanbul un giorno si sono incontrati.

Come vedi il tuo romanzo in rapporto alla realtà del museo ormai funzionante da anni? Pensi che possa arricchire i suoi contenuti?

Qualche anno fa il direttore in carica mi fece notare che il mio sarebbe stato il primo romanzo dedicato al Museo dell’Innocenza, portando alle stelle le mie ambizioni. Allora non immaginavo che il manoscritto sarebbe stato pubblicato, ma sapevo benissimo che l’opera di Pamuk aveva già attirato l’interesse di vari specialisti e artisti. Erano stati organizzati sul tema convegni, mostre e presentazioni, era stato girato un film con il regista inglese Grant Gee (“Innocence of memories” nel 2015, anche in versione italiana), erano nati progetti artistici dedicati (“Words and stars” nel 2017 con l’italiana Grazia Toderi). Ma nessuno aveva scritto un romanzo. Mi sono sentita incoraggiata.

Tuttavia, le altre iniziative erano sempre state realizzate in collaborazione con lo scrittore. Io, invece, mi stavo introducendo nella sua opera per farne il set di una storia nuova a sua insaputa, e questo mi intimoriva un po’. Ma sono andata avanti, per circa dieci anni, e ho raggiunto il mio obiettivo.

Mi rendo conto che sin dall’inizio, già con le prime donazioni, ho seguito un’istintiva aspirazione ad essere presente nella storia del museo, a distinguermi dagli altri ospiti e forse un giorno diventarne parte attiva. Credo che BIR ZAMANLAR e il lungo impegno che mi ha richiesto siano un passo in tale direzione. Già diversi lettori dicono che il mio testo ha suscitato in loro il desiderio di visitare Istanbul e di conoscere il Museo dell’Innocenza. Ne sono felice.

Spero che un giorno si possa editare il libro in turco o in inglese. E chissà che non ne possa nascere un vero progetto in grado di arricchire i contenuti del museo. In fondo, la scrittura e l’arte di Pamuk hanno finora mostrato una straordinaria capacità di generare idee e opere nuove.

Del resto, Pamuk ha già mostrato una sua attenzione verso il tuo romanzo.

In effetti, pur non potendo leggere il testo, eccetto la sinossi tradotta in inglese, e non avendo avuto con me contatti diretti se non in occasione di qualche evento italiano in suo onore, lo scrittore ha saputo delle mie frequenti visite al museo, delle donazioni e infine anche della pubblicazione di BIR ZAMANLAR. Credo abbia apprezzato una così tenace devozione nei confronti della sua creatura. La frase donata a Il Canneto Editore e a me per la quarta di copertina ci ha davvero onorato:

“Anna Rita Severini ha inseguito lo sviluppo del Museo dell’Innocenza con la stessa passione con cui Kemal ha inseguito Füsun”.

Orhan Pamuk, Premio Nobel per la Letteratura 2006

 

Anna Rita Severini*
BIR ZAMANLAR nel Museo dell’Innocenza
Il Canneto Editore, 2021

Il libro è stato già presentato a:
Pescara, Libreria Primo Moroni, 12 febbraio 2022
Milano, Book Pride 2022, 5 marzo 2022
Pescara, Museo delle Genti d’Abruzzo, 18 marzo 2022
Genova, Foyer del Teatro Nazionale, 5 aprile 2022
Francavilla al Mare, Palazzo Sirena, 13 maggio 2022
Rovereto, Libreria Arcadia, 17 maggio 2022

*L’autrice è stata fino al 2017 Responsabile del Servizio Attività Culturali e Turistiche del Comune di Pescara. Le sue esperienze di studio e di lavoro più significative, avviatesi fra il 1981 e il 2000 nel Museo delle Genti d’Abruzzo, riguardano il settore dell’antropologia museale e della cultura materiale tradizionale. Ha un’approfondita conoscenza diretta del Museo dell’Innocenza, realizzato a Istanbul da Orhan Pamuk. Figura tra i donatori e nella guest list del museo, con cui ha contatti regolari e che ha studiato sin dall’inaugurazione nel 2012.


Perchè non si può andare in Turchia?

Sono passati ormai quasi due anni dall’inizio della pandemia, molte persone ci scrivono e ci chiedono se siamo ancora attivi. Per la verità vorremmo essere molto più attivi di ciò che in realtà siamo, se non fosse che dopo due anni è ancora ufficialmente vietato per gli italiani recarsi in Turchia per motivi turistici.

Prima di portare alla vostra attenzione le nostre opinioni sul tema, è doverosa una premessa.

Il Covid ha colpito duramente l’Italia soprattutto nelle prime fasi. Io sono originario della zona di Codogno che come tutti sanno è stato il centro della zona rossa iniziale, quindi noi più di chiunque altro sappiamo bene cosa ha significato la pandemia in termini di sofferenze, paure, incertezze, sacrifici. Una comunità colpita duramente da un lockdown duraturo, tutti i nostri familiari che hanno affrontato la malattia con sintomi ma senza cure e non sapendo neanche di essere positivi poiché all’inizio un tampone era un miraggio, le ambulanze che sfrecciavano in maniera ininterrotta e decine di morti nel giro di pochi giorni in un paesino di soli 4mila abitanti.

Tutto questo per dire che di sicuro noi non dimentichiamo e non saremo certo noi a minimizzare la gravità della pandemia ancora in corso, non saremo noi a negare l’importanza delle misure che sono state prese dalle nostre autorità per garantire il bene comune in questo periodo difficile.

Detto ciò, ci permettiamo sommessamente dopo due anni di dire la nostra, e di muovere anche qualche critica laddove scorgiamo delle incongruenze riguardo a scelte che sempre più spesso ci sembrano guidate da ragioni politiche più che da motivi scientifici.

Perchè è vietato andare in Turchia

Forse non tutti sanno che i viaggi all’estero sono ancora regolati da ordinanze ministeriali emanate con cadenza mensile o bimestrale e che all’interno di queste circolari si trovano delle liste di Paesi, dalla lettera A alla lettera E. Tutti i Paesi del mondo sono quindi catalogati e divisi in base a liste che dovrebbero a livello teorico indicare il grado di rischio per ogni Paese e che dovrebbero essere aggiornate con cura. Il sistema, se adottato bene, sarebbe difficilmente criticabile.

Quasi tutti i Paesi che si trovano al di fuori della comunità europea, a parte alcune eccezioni, si trovano in lista E ormai da due anni, ciò significa che un italiano non può recarsi partendo dall’Italia per motivi turistici né in Turchia, né in Thailandia, né in Messico, né in Marocco o a Cuba, solo per citare alcune fra le destinazioni più gettonate. In questi Paesi si può andare solo per motivi familiari, di salute o di lavoro, e comunque si è costretti al ritorno ad effettuare 10 giorni di quarantena (anche se vaccinati) oltre ad un tampone prima del rientro.

Un italiano può però tranquillamente andare a Londra, a Parigi o a Berlino, capitali europee che in questo ultimo periodo stanno vedendo un aumento esponenziale di casi positivi, oppure può andare in Bulgaria e Romania in cui il tasso di vaccinazione è fermo in maniera preoccupante al 30-40%. Può addirittura andare in Colombia e in Ruanda, fra i pochi Paesi in lista D senza alcun apparente motivo. Ma non può andare in Turchia, nonostante i contagi siano in linea o addirittura inferiori alla media europea ed i vaccini abbiano raggiunto un buon 80% della popolazione.

Scelte politiche o scientifiche

Senza polemica vorremmo davvero capire qual è la ratio dietro queste limitazioni. Se si ritiene che i viaggi siano una causa importante di diffusione del virus, allora bisognerebbe limitarli tutti senza eccezioni, d’altra parte il virus circola in maniera forte anche in Italia, ma il turismo all’interno del Paese è permesso ed anzi incentivato.

Il dubbio che ci viene è che forse proprio per incentivare il turismo interno vengano vietate alcune destinazioni molto amate dagli italiani, il settore alberghiero italiano ringrazia ed infatti si festeggia un record storico nell’estate 2021 con un +20% rispetto al 2019 pre-Covid.

Così facendo però si è messo in ginocchio il settore dei viaggi organizzati, con migliaia di agenzie di viaggio in grave difficoltà e costrette a chiudere i battenti, le testimonianze e i dati raccolti dalla Federazione Turismo Organizzato sono allarmanti, il settore italiano in 2 anni ha perso 20 miliardi di euro, su circa 13mila imprese del settore il 50% ha già chiuso o dovrà chiudere e circa 40mila persone perderanno il lavoro.

Un problema solo italiano

Ripetiamo che la nostra non vuole essere una critica fine a se stessa e men che meno un invito a trasgredire le regole, d’altra parte l’Italia ha dimostrato di essere uno dei Paesi più virtuosi nella lotta al Covid. Ma è proprio facendo un confronto con altri Paesi virtuosi, come ad esempio la Spagna ed il Portogallo, che ci rendiamo conto di come le limitazioni italiane non facciano la differenza. Infatti l’Italia è l’unico Paese europeo che vieta i viaggi per turismo verso la maggior parte dei Paesi extra-europei. Uno spagnolo può andare tranquillamente in vacanza in Turchia o in Marocco e questo non ha peggiorato la situazione dei contagi spagnola.

A seguito della nuova variante Omicron e dell’elevato numero di casi che si registrano in Italia in questi giorni, le autorità italiane hanno deciso che non è più necessario effettuare la quarantena per i contatti di persone positive. Un allentamento dei controlli e delle limitazioni che fa intendere un percorso di progressiva ed inevitabile convivenza con il virus e che ci auguriamo possa portare ad una rimozione dei divieti anche per quanto riguarda i viaggi. Altrimenti come detto sarebbe sempre più desolante constatare che le decisioni vengano prese su base politica e non su base scientifica. D’altra parte risulta difficile pensare che sia più “pericoloso” un viaggiatore vaccinato con 3 dosi che fa un tampone prima di partire e un altro prima di rientrare in Italia, rispetto ad un contatto stretto di un positivo che non deve fare più né tampone né quarantena.

Aspettiamo e speriamo

Per aggiornamenti più precisi e per dettagli più tecnici riguardo alla questione Covid ed i viaggi in Turchia vi rimandiamo a questo nostro articolo, come detto non possiamo e non vogliamo invitare a trasgredire alle regole, anche se dai tanti commenti al nostro articolo si evince che in realtà molte persone viaggiano lo stesso. Il divieto all’atto pratico è un semplice deterrente e funziona come tale.

Noi nel frattempo attendiamo fiduciosi l’ennesima circolare ministeriale il 31 gennaio, convinti che limitare la libertà di viaggiare all’infinito non sia la soluzione. Se ci leggete per la prima volta o se siete fra le migliaia di turisti che in questi 10 anni abbiamo portato a spasso per Istanbul, se ci conoscete già e ci stimate, vi chiediamo di aiutarci a diffondere questo articolo.

Se desiderate conoscere Istanbul per la prima volta o non vedete l’ora di tornarci, dateci una mano, altrimenti corriamo il rischio di non vederci mai più.


Covid-19: La situazione aggiornata a Istanbul ed in Turchia

 

Se siete arrivati sul nostro sito cercando informazioni sul Covid in Turchia, non fermatevi solo alla lettura di questo articolo, siamo la guida online su Istanbul e Cappadocia più visitata da 10 anni a questa parte, potete sfruttare tutte le informazioni che abbiamo condiviso e contattarci per qualsiasi necessità.

Il Covid-19 in Turchia e la crisi del turismo

Anche la Turchia è stata ovviamente toccata dal Covid-19. Il settore del turismo è quello che in una situazione di questo tipo ne risente di più, i tempi della ripresa saranno molto più dilatati rispetto ad altri settori. Noi qui in Turchia siamo abituati ai periodi di crisi, nel 2016 e 2017 abbiamo avuto ben due anni di arresto quasi totale del flusso turistico a causa dei vari attentati e delle turbolenze politiche che avevano toccato il Paese, quindi siamo piuttosto abituati a far fronte a situazioni come queste. Possiamo dire di avere dei buoni anticorpi per rimanere in tema.

Le crisi prima o poi passano, bisogna solo avere pazienza, nel 2019 infatti dopo alcuni anni difficili abbiamo battuto tutti i record di presenze. Il turismo quindi ricomincerà, anche se non subito. Nel frattempo per chi non riesce a frenare la voglia di viaggiare è giusto informarsi bene, per capire quando e soprattutto come si potrà ricominciare a farlo.

*ATTENZIONE* IMPORTANTI AGGIORNAMENTI GIUGNO 2022:

Ingresso in Turchia dall’Italia

FINALMENTE A PARTIRE DAL GIORNO 1 MARZO 2022, dopo 2 anni difficilissimi in cui praticamente il turismo dall’Italia alla Turchia si è azzerato, considerando che la Turchia era stata inserita nella lista E, fra i Paesi in cui era vietato recarsi per motivi di turismo, la situazione è tornata alla normalità.

A seguito dell’ordinanza de 22 febbraio è stato deciso che le famose liste di Paesi vengono eliminate, ed è ristabilita la libera circolazione per qualsiasi motivo verso qualsiasi Paese del mondo.

Questo significa che è possibile recarsi in Turchia per turismo senza alcuna limitazione.

Abbiamo aggiornato questo articolo decine di volte negli ultimi due anni, rincorrendo sempre le nuove ordinanze a volte incomprensibili e contraddittorie, fra cui quella cervellotica dei corridoi turistici che per fortuna è rimasta in vigore meno di un mese.

Adesso si è liberi di viaggiare, questa è la cosa che conta, e speriamo che sia l’ultima volta che aggiorniamo questo articolo.

Per entrare in Turchia dal giorno 1 giugno 2022 non è necessario niente, nè vaccino nè tampone nè alcun tipo di certificato.

Non c’è più nessuna restrizione o misura restrittiva nè per i mezzi pubblici nè per entrare in locali, musei o ristoranti. L’uso delle mascherine rimane obbligatorio solo sui mezzi pubblici.

Considerato il fatto che qualsiasi spostamento, in questo periodo, può comportare un rischio di carattere sanitario, o comunque un rischio connesso all’emergenza sanitaria causata da Covid-19, su raccomandazione sia del governo turco che del governo italiano è estremamente consigliato stipulare un’assicurazione sanitaria prima del viaggio per ogni evenienza che copra anche i rischi connessi a COVID-19. Maggiori informazioni sulle assicurazioni consigliate le potete trovare su questo nostro articolo.

Ingresso in Italia dalla Turchia

A partire dall’1 giugno 2022 anche per rientrare in Italia decadono tutte le limitazioni, quindi si può rientrare in Italia liberamente senza nessun tampone o green pass.

Se per qualche motivo qualcuno avesse bisogno comunque di effettuare un tampone, può essere svolto in qualsiasi clinica privata della città (ce ne sono centinaia), molto spesso anche gli hotel sono convenzionati con delle cliniche e quindi possono dare una mano offrendo il servizio, oppure si può fare direttamente all’aeroporto chiaramente arrivando con il giusto anticipo, sia presso l’aeroporto di Istanbul che presso l’aeroporto di Sabiha Gökçen sono aperti i Covid Center 24 ore su 24, i risultati sono pronti in circa un’ora e mezza. Il prezzo in aeroporto è di 250 lire (circa 20 euro), a volte in qualche clinica si trovano anche sulle 150/200 lire, alcune cliniche se ne approfittano e chiedono addirittura 800 lire, state attenti e non fatevi imbrogliare.

Dal giorno 1 maggio 2022 non è più obbligatorio compilare il passenger locator form.

Speriamo che finalmente si possa tornare a viaggiare in serenità.